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Lavoretti estivi

” … che mia madre mi ha detto che era meglio se non lavoravo ‘stestate che quando ti senti i soldi in tasca…”
” … ero indecisa se lavorare o meno quest’estate, ma alla fine è fatica… “
” … no perchè se ti piace magari lo fai pure volentieri ma altrimenti due palle…”

“… il mio sogno era fare la commessa, ma cercavano solo con esperienza. Ma che ci vuole esperienza per piegare le maglie e usare una cassa?…” 
“… perchè se sono i tuoi i soldi è un’altra cosa, li spendo senza sensi di colpa….”
immagine dal web
Stamattina ho preso il pullman invece del solito trenino, perchè portava troppo ritardo. Sul treno mi faccio gli affari miei. Posso leggere, navigare, quello che mi pare: mando le orecchie in stand by. In autobus no, sguardo in avanti se no vomito e fatalmente mi appassiono alle conversazioni. Come quelle riportate sopra, di qualche matricola. Due approcci completamente diversi. 

Io ho iniziato a fare lavoretti estive in seconda superiore. Facevo la babysitter aggiuntiva per una vicina di casa. Conoscevo bene i suoi figli e sinceramente glieli avrei guardi anche “aggratise”. Ho continuato a fare la babysitter estiva fino all’università quando ho iniziato a farla anche durante l’inverno. Ho lavorato pure nella segreteria della presidenza quegli anni, con la borsa delle 150 ore (ovvero schiavitù: lavoro di ufficio a meno di 10 euro l’ora. Ma a 19 anni 1000 euro tutti insieme mi sembravano un patrimonio). Scrivo questo per farvi capire il mio stupore a sentire di una madre non contenta che la figlia si sia data da fare a trovare un lavoro estivo (facendosi anche un  discreto culo, nonostante i racconto leggero che solo a 20 anni poi fare!) o di una ragazza che pensa che un lavoretto si possa fare solo se proprio ti piace troppo. Perchè è fatica! 
Ancora di più mi ha stupito il modo di trattare l’esperienza lavorativa acquisita e la relativa professionalità. Si, per fare la commessa e piegar maglioni serve professionalità. Per tutti i lavori serve, in modo diverso, certo, ma serve per tutti quanti. Avere l’umiltà di ammerterlo non credo sia un limite, anzi. 
Io credo che il senso del denaro nasca solo dalla consapevolezza di cosa significhi procurarselo. A maggior ragione in questi anni in cui il modello per troppi ragazzi è il tronista o la velina, dove la massima aspirazione sembra fare soldi nel minor tempo possibile e con il minor sforzo possibile. Per questo quando sarà adolescente spero che il pupo si darà da fare con qualche lavoretto. Perchè possa capire quanta soddisfazione e fatica ci possa essere nell’avere 50 euro in tasca.
Questo post partecipa al blog storming di questo mese di genitori crescono.
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1 commento »

  1. quando ero studentessa davo ripetizioni ai ragazzi delle scuole medie e superiori. questo ha dato letteralmente una svolta anche nei miei studi: ero più motivata., sapevo che quello che studiato serviva a qualcosa, imparavo a spiegare in maniera semplice cose per me scontate e a capire quale fosse il modo migliore per appassionare il ragazzo che avevo davanti. oltre al fatto che avevo il portafogli sempre pieno! sono convinta ancora adesso che guadagnerei molto di più a dare ripetizioni a tempo pieno piuttosto che con il mio lavoro. comunque, quelle ripetizioni mi hanno insegnato anche ad avere rispetto di me stessa e del mio lavoro, e a farmi rispettare dai miei “datori di lavoro”… ovvero madri svampite che spesso e volentieri ti davano buca perchè si erano “dimenticate” dell'appuntamento. mi ricordo che mi stupivo di me stessa di pretendere che mi pagassero lo stesso l'ora, pensavo non avrei avuto mai il coraggio di farlo e invece lo facevo con molta naturalezza. ma perchè chi lavora con serietà chiede serietà anche agli altri. infatti anche oggi mai accetterei condizioni lavorative che non ritengo corrette.
    e ho fatto anche più volte la scrutatrice, il calcolo era che venivamo pagati circa 4 euro all'ora, era un'ammazzata ma che soddisfazione portare a termine un lavoro di responsabilità e di gruppo come quello. un gruppo fra l'altro di persone che fino a un'ora prima non si conoscevano affatto. un'esperienza che non ha prezzo. ed è vero che non ci vuole niente a piegare 2 maglioni, è vero anche che saper sorridere ed essere genitili con tutti i clienti per 8 ore di seguito non è scontato, fare buon viso a cattivo gioco con un collega o un capo non è banale, insomma il lavoro, qualunque, ti mette di fronte a delle difficoltà oggettive che tirano fuori le tue qualità o difetti e richiedono un grosso sforzo. sono d'accordo con te, anche io incoraggerei i miei figli a fare qualche lavoretto.

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  2. Anch'io incoraggerò la mia bambina in tal senso. All'università dare ripetizioni mi serviva un sacco, mi motivava e mi spronava. Le esperienze sono tutte formative e dico TUTTE. Non liquiderei nessun lavoro come uno a cui non servono capacità, perché ne servono per tutti, ognuno in modo diverso, servono capacità specifiche, attitudini, serve lavoro sul proprio carattere, su se stessi. In ogni campo. Sono al mio quinto lavoro e comincio a rendermene proprio conto!

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  3. Io e l'Alpmarito d'estate abbiamo lavorato in rifugio dai 15 anni io è 14 lui ed è stata, secondo me, un'esperienza formativa: ho capito quanta fatica costa guadagnare, che il prezzo delle cose e' il tempo che impieghi a guadagnarti i soldi del prezzo, che volevo studiare, che c'è sempre da imparare.
    Anche che avere soldi tuoi in tasca dalla alla testa, però, se non ci stai attento.
    Infatti, ho visto ragazzi come noi, per cui era un lavoretto estivo o un doppio lavoro per arrotondare o mettere via i soldini per il futuro, ed altri che, capito il bello di avere disponibilità economica, hanno lasciato gli studi e si sono messi a lavorare a tempi pieno. Certo erano altri tempi e lavoravano, non passavo il tempo al centro commerciale con i soldi dei genitori, però hanno comunque smesso anzitempo di studiare…forse dipende dai caratteri, dalla famiglia di origine. Forse e' ciò di cui aveva paura quella madre.
    Comunque, nano al lavoro d'estate, quando sarà ora!!!

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  4. Siamo uno dei pochi paesi al mondo in cui non contempliamo il lavoretto estivo come prassi. Se ne è discusso un po' su alcuni media quest'estate.
    Io mi sono divisa a metà, parte della mia vita di studente ho fatto lavoretti, altra parte ho fatto volontariato. Anche questo è, a mio parere, un buon modo per passare il tempo: dedicare gratis il tuo tempo ad altri. È altrettanto formativo. Non si dirti quali di queste due cose mi abbia aiutato si più ad essere quella che sono oggi.
    Quello che so, però, è che mi auguro che un domani i miei figli facciano altrettanto e non passino 3 mesi a cazzeggiare aspettando che la scuola ricominci.

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  5. Io non ho mai fatto lavoretti, per un motivo molto semplice: ero un'atleta agonista e l'estate era periodo di gare, in inverno scuole a allenamenti, tutti i giorni per più volte al giorno (sono arrivata a fare anche 15 allenamenti a settimana….). Mi facevo il culo triplo rispetto a qualsiasi mio coetaneo, andavo bene a scuola, vincevo le gare e non avevo una cippalippa in tasca, ma mi impegnavo tantissimo. Questo mi ha insegnato l'essere atleta, che ci si fa il mazzo tanto nella vita e non per forza lo si fa per un ritorno economico, ma per la passione, la voglia di fare, l'amore per qualcosa…un po' come fare la mamma 🙂 Il miglior insegnamento abbia mai avuto dalla vita.

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  6. Erano altri tempi!!! Si lo so stiamo parlando di pochi anni fa in realtà ma sembra una vita da allora.
    Ho iniziato ha lavorare l'estate ai tempi delle superiori, a casa mia eravamo in 5 con uno stipendio, non si poteva avere il superfluo se non lo facevo ed a volte, il superfluo coincideva con l'essenziale. Mi comprai i libri, mi pagai la festa dei miei 18 anni, feci il mio primo week end di mare e comprai pure la macchina così. Mia madre ne era felice, mio padre no. Mi diceva “So cosa vuol dire andare a lavorare l'estate mentre gli altri sono a spasso.” Lui l'aveva dovuto fare per mantenere la famiglia perché dopo la guerra, c'era poco da stare allegri. Voleva che portassi a termine gli studi, l'ho fatto, e che lo facessi con la spensieratezza che lui non aveva avuto.

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  7. Pensa che mio padre la vede un po' come quella mamma del bus. Dopo la laurea ho fatto la centralinista alla TIM mentre cercavo un lavoro più “serio”. sapessi quante me ne ha dette… 🙂

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  8. Per lui è già chiaro che vi sarà bisogno del duro lavoro nei campi. Non esiterò a spedircelo se necessario. Scherzi a parte, trovo estremamente salutare che si impari a capire già da piccoli il valore del lavoro e del denaro (escludendo da questo discorso per un attimo i casi di “necessità”). Ma sono convinta che come in tutte le cose non sia l'unica via. Ho avuto ed ho un padre con possibilità economiche ma anche molto quadrato, che non mi ha mai permesso di guardare a quei due elementi con superficialità. Senz'altro l'educazione in questo senso, lavoretti o meno, passa per due genitori attenti. Argomento interessante, molto. Ciao!

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