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Di Natali alternativi raccontati con calma

C’è chi per fare un Natale alternativo va al mare, al caldo. Anche noi siamo andati al caldo: al caldo di un ospedale però! Non esattamente la stessa cosa, diciamo. Il 23, poco prima di andare a casa del suo amico del cuore, il Pupo inizia a lamentare dolori addominali. Io, da mamma no- ansiety, minimizzo. Minimizzo molto: sarà virus, no? Quando però sono le 1:30 e il vomito e i dolori non passano e tuo marito giustamente decidere di portare tuo figlio in ospedale, che fai? Allunghi la mano lì, a destra, di lato, e spingi. Alle 1:30 del 24 dicembre ho capito quello che poi avrei saputo la mattina dopo: appendicite. E infatti appendicite fu, operata a pranzo del 24.

Poteva bastare? Si poteva, ma noi siamo per le cose in grande!

Il Pupo dopo l’intervento sta così, così. Ossigena male. Il 25 mattina arriva la seconda diagnosi: complicazione polmonare, ovvero polmonite. Io vi giuro che l’intervento l’ho metabolizzato bene, ma il Pupo, senza fiato, senza parole, attaccato due giorni all’ossigeno, mi ha troncato le gambe. Anche le mamme non ansiose a volte vanno in paranoia.

Poteva bastare? Si poteva, ma perchè non impegnarsi di più?

Il 26, Gambalunghino decide che forse mamma può anche tornare dall’ospedale. E per esser certi meglio farsi venire un po’ di gastroenterite. Morale della favola, due figli ko su due, uno in ospedale e uno a casa, io e mio marito due trottole. Per fortuna almeno il virus è stato veloce, meno la polmonite: il Pupo è tornato a scuola il 16! Io sono uscita dalle vacanze devastata. La settimana in più di ferie presa è servita a non strisciare sul pavimento, ma poco più. Non conto le ore di sonno perse perchè se no mi metto a piangere.

Di tutta questa avventura, però, porto a casa una cosa: la gioia di tornare a casa, appunto. Per noi l’ospedale è stata una parentesi. Una parentesi pesante, stancante, stressante, ma una parentesi. C’è stato un inizio e una fine. Il mio pensiero non può che andare a quei genitori che non vedono la fine, a quei bambini di casa all’ospedale. Non c’è niente come lo stare male che ti faccia capire quanto in realtà stai bene!

1 commento »

  1. Solo tu potevi reagire così e vedere nonostante tutto, il bicchiere mezzo pieno, io nel mio piccolo in quei giorni il mio incoraggiamento ho cercato di trasmettertelo ma ora te lo posso dire, ERA UNA FARSA!!! Se capitava a noi (e non è detto che non succeda) a me mi avevano ricoverata!!!

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